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Il disagio esistenziale e i giovani

La sofferenza umana ha molteplici aspetti; quello esistenziale si caratterizza nella mancanza di senso della vita, del dolore, della morte e nell’angoscia derivata da questo vuoto di valori e significati. Il disagio esistenziale, nel Novecento, è stato molto approfondito da filosofi, psicologi, ecc., in particolare dall’esistenzialismo e dalla fenomenologia. Da filosofi quali Kierkegaard, Heidegger, Sartre, Husserl, Jaspers e altri; in psicologia è sorto l’orientamento fenomenologico-esistenziale con la terapia esistenziale, l’antropoanalisi, la terapia umanistica fino all’odierna corrente transpersonale.

La visione psicologica esistenziale raccoglie diversi approcci con in comune il principio di riconoscere che ogni persona vive in un mondo proprio di significati e sensazioni personali. Si centra l’attenzione sull’essere nel mondo, sulla coscienza di sé, sulla possibilità di compiere scelte responsabili, poiché la vita è fatta di scelte più o meno consapevoli che poi contribuiscono al nostro destino. L’assunzione di responsabilità è la base per cambiare; sfuggire a questo genera colpa esistenziale, la consapevolezza in fondo di scegliere di non decidere. Siamo essenzialmente soli, ma c’è la possibilità di entrare in relazione con gli altri, e questo avviene anche nella relazione psicologica e amicale.

Infine, da soli dobbiamo dare significato alla nostra vita e decidere come viverla. Negare la morte produce ansia; accettarla con consapevolezza è una base per dare senso alla vita.

Anche la logoterapia di Victor Frankl, che visse alcuni anni in un campo di concentramento durante la guerra, ha la meta di aiutare le persone a trovare il senso della vita e della sofferenza nei suoi diversi aspetti. Si basa sui concetti di amore, altruismo, libertà, responsabilità, ricerca dei valori e considera la volontà di assegnare significati come la principale motivazione umana.

L’antropoanalisi di Binswanger integrava la psicanalisi freudiana con l’esistenzialismo, creando un’analisi dell’essere-nel-mondo. Essa considerava tre aree di analisi: la persona con i suoi pensieri e fantasie interne; i rapporti con gli altri; i rapporti con l’ambiente. Le persone possono essere alienate da una di queste aree; ciò sarebbe dovuto alla separazione o al non saper scegliere. Anche la quantità di scelte possibili può produrre difficoltà e ansia esistenziale. Obiettivo del percorso è la consapevolezza e la capacità di scegliere in un continuo divenire, cioè realizzarsi. Il blocco di questo processo produrrebbe il disagio psicologico ed esistenziale.

La psicologia umanistica, promossa da Maslow e altri, porta avanti una visione più ottimistica dell’uomo, in cui sono presenti tendenze innate alla verità, alla giustizia, alla libertà e alla creatività, la cui frustrazione produce angoscia. Tra i principali approcci umanistici troviamo Carl Rogers con la sua consulenza centrata sul cliente. Egli ha una visione positiva dell’uomo, che tenderebbe all’indipendenza, all’autoconsapevolezza e all’autorealizzazione, attraverso la capacità di fare scelte autonome. Il Sé lotta per la coerenza, favorita dalla presenza di un altro significativo che dia accettazione, comprensione empatica e autenticità. Tuttavia la meta di divenire una persona pienamente funzionante non si raggiungerebbe mai totalmente, ma ognuno sarebbe coinvolto in un processo continuo di realizzazione. La terapia serve a favorire la crescita personale fornendo le condizioni necessarie e sufficienti al cambiamento.

La corrente transpersonale ha considerato nell’uomo anche gli aspetti spirituali, prima trascurati dalla visione materialistica della scienza; tuttavia ciò ha dato luogo a visioni spesso poco scientifiche e soggette a influssi di religioni orientali e mode New Age.

L’approccio neuropsicofisiologico (n.p.f.) consente una integrazione più completa, su basi scientifiche avanzate, di quanto precedentemente scoperto e sperimentato. I valori dell’“io genetico”, presenti in tutti gli uomini di tutte le culture, sono la dignità, la libertà, la giustizia e l’amore, che, se contrastati dai condizionamenti sociali e culturali, provocano il disagio dell’uomo che poi lotta come può per far emergere queste forze interne. Lo sviluppo dell’“io cosciente” nella crescita personale consente all’individuo di liberarsi gradualmente dai condizionamenti e dalle memorie del passato, che tende a difendere istintivamente.

Lo studio del cervello e della coscienza operato dalle neuroscienze ha permesso, tramite la teoria della lateralizzazione emisferica, di individuare una chiave di lettura scientifica dei disturbi mentali e della sofferenza. Il cervello sinistro, operando con simboli verbali e modelli rigidi utili alla sopravvivenza dell’individuo, se preferenziale, può precludere la comunicazione con l’emisfero destro, più libero di percepire oggettivamente la realtà e di trovare soluzioni creative e flessibili alle molteplici situazioni della vita. Solo l’interazione interemisferica e l’intervento dell’“io cosciente” può permettere un pieno sviluppo delle potenzialità umane e la salvaguardia da disturbi e disagi esistenziali.

Personalmente, l’esperienza del disagio esistenziale mi ha favorito fin dall’adolescenza, fase critica per eccellenza, nella ricerca dei valori e del senso della vita, che ho poi, con una lunga ricerca spesso sofferta, trovato in una spiritualità libera dai legami e dai dogmi di modelli prestabiliti delle tradizioni. La psicologia, la psicanalisi, la psicosomatica, la filosofia, la mistica e la conoscenza scientifica liberata dal dogmatismo scientista e determinista mi hanno aiutato a capire l’uomo in tutta la sua complessità, riconoscendo fin dall’inizio del percorso che ogni disciplina da sola non era sufficiente, ma andava integrata in una visione globale e interdisciplinare.

Nella visione neuropsicofisiologica integrata ho trovato compiuto quel lavoro di integrazione delle scienze e dei valori umani che avevo intuito e cercato per molti anni faticosamente. Il senso della vita è costituito dall’evoluzione di tutte le forme di vita, che dovremmo rispettare e favorire, e in particolare dell’uomo, attraverso esperienze e percorsi spesso sofferti e verso una maturazione non solo biologica, ma anche della coscienza, senza mai raggiungere sulla terra una totale perfezione. Oltre alla lotta con se stessi ho incontrato gli ostacoli che ogni giovane e ogni uomo incontra in un cammino di sviluppo di sé, dovuti agli attacchi di chi difende opinioni personali, privilegi di potere, denaro e possesso, nonché l’invidia di chi non conosce bene la fatica del percorso e vede solo qualche aspetto positivo già raggiunto dagli altri, svalutandolo per coprire il suo disagio o enfatizzandolo eccessivamente, invece che trarne spunto di riflessione ed esempio.

Il disagio esistenziale, ancora a volte presente, è quindi spesso dovuto, oltre che alle memorie e ai condizionamenti ancora da superare, all’ignoranza ben difesa da molti e alla difficoltà a vivere in un mondo governato da chi cerca più il potere che il servizio al prossimo.

Inoltre credo che, sia per me che per la nuova generazione, una fonte specifica di disagio esistenziale consista nel rapporto tra i due sessi, in cui, dopo la crisi dei modelli del passato, dobbiamo trovare una giusta e fisiologica identità e una positiva comunicazione finalizzata all’aiuto reciproco. Tutto questo in un’evoluzione personale e sociale e nella prospettiva di una educazione dei figli il più possibile libera da modelli rigidi e da alibi alla poca partecipazione. Tuttavia bisogna considerare che il disagio spesso, anche in questo campo, se ben compreso e accettato, può essere fonte di stimolo alla conoscenza di sé e al miglioramento continuo nel rapporto con gli altri e nella comunicazione.

La psicologia e la formazione alla crescita personale potrebbero essere di aiuto ai giovani anche in funzione preventiva e di intervento precoce. In realtà, tutte le ricerche a livello internazionale dimostrano che molte carriere sanitarie gravi e gravose, sia psichiatriche, che criminali, che tossicodipendenti, possono essere evitate solo se i minori possono elaborare i loro problemi prima che si acuiscano e si incancreniscano.

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