Recentemente ho avuto il piacere di guardare il documentario “Federico Faggin – L’uomo che vide il futuro”, diretto da Marcello Foa e disponibile su RaiPlay. Questa pellicola offre uno sguardo approfondito sulla vita e sulle innovazioni di Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano, noto soprattutto per l’invenzione del primo microprocessore.
Un genio italiano poco conosciuto in patria
Nonostante il suo contributo rivoluzionario alla tecnologia moderna, Federico Faggin è una figura relativamente sconosciuta al grande pubblico italiano. Nato a Vicenza nel 1941, Faggin ha mostrato fin da giovane un’inclinazione per l’elettronica, lavorando alla progettazione di uno dei primi calcolatori elettronici presso l’Olivetti a soli 19 anni. Dopo aver studiato Fisica all’Università di Padova, si trasferisce in California alla fine degli anni ’60, dove trova terreno fertile per realizzare le sue idee innovative.
L’invenzione del microprocessore e oltre
Negli Stati Uniti, Faggin lavora prima alla Fairchild Semiconductor e poi alla Intel, dove nel 1971 guida il progetto che porta alla creazione dell’Intel 4004, il primo microprocessore commerciale al mondo. Questa invenzione segna l’inizio dell’era dei microcomputer, rivoluzionando l’informatica. Successivamente, fonda la Zilog, sviluppando il microprocessore Z80, che conquista il mercato mondiale, e la Synaptics, dove contribuisce all’invenzione del touchpad e del touchscreen, tecnologie oggi onnipresenti nei dispositivi mobili.
Una battaglia per il riconoscimento
Nonostante i suoi successi, Faggin affronta momenti difficili, come quando la Intel cerca di negare la paternità della sua invenzione. In questo periodo, il supporto della moglie Elvia è fondamentale. È lei a intraprendere una battaglia per vedere riconosciuto il genio del marito, culminata nel 2010 con il conferimento a Faggin della Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione da parte del presidente USA Barack Obama.
Dalla tecnologia alla coscienza
Dopo aver lasciato l’industria tecnologica, Faggin si dedica allo studio della coscienza attraverso le neuroscienze. Il suo obiettivo iniziale è progettare un computer che abbia coscienza, ma presto si rende conto che la coscienza umana e il libero arbitrio sfuggono a qualsiasi tentativo di conoscenza scientifica tradizionale. Una notte, vive un’esperienza intensa: la visione di un fascio di luce che esce dal suo petto, in cui percepisce l’amore come essenza della nostra coscienza. Da questa esperienza, elabora una teoria della coscienza fondata sulla fisica quantistica, secondo cui l’universo desidera conoscere sé stesso attraverso l’esperienza di ogni singola e irripetibile coscienza.
Un documentario che fa riflettere
Il documentario non si limita a raccontare le innovazioni tecnologiche di Faggin, ma esplora anche la sua dimensione umana e filosofica. Attraverso interviste attuali a Faggin e a sua moglie Elvia, alternate a filmati e fotografie d’epoca, il film presenta un racconto coinvolgente in cui la dimensione professionale e quella personale dell’inventore trovano un punto di connessione coerente.
“Federico Faggin – L’uomo che vide il futuro” è un documentario che consiglio vivamente a chiunque sia interessato alla storia dell’innovazione tecnologica e alle riflessioni sulla coscienza umana. Offre uno sguardo approfondito su una figura straordinaria, il cui lavoro ha avuto un impatto duraturo sulla nostra società. Per guardare il documentario, è possibile visitare la pagina ufficiale su RaiPlay: Federico Faggin, l’uomo che vide il futuro.